Camminando lungo le vie salaiole – 3° parte

È in questa zona che io e Cassian, prima di trovarci nuovamente alla casa per ferie “Il Vile” sede degli Amici della Natura di Volterra ed al loro Osservatorio Astronomico, percorriamo agevolmente alcuni tratti di selciato ben conservati e appartenenti alle vie Salaiole.

A piedi oltrepassiamo “Il Vile” e arriviamo al borgo di Mazzola, un importante castello medievale sotto il dominio di Volterra le cui mura furono abbattute durante la guerra tra Firenze e Volterra nel 1472.

Da qui possiamo ammirare dall’alto la foresta di Berignone, estesa, incontaminata e selvaggia, ricca di specie della flora e della fauna e abitata da caprioli, daini, cinghiali e lupi.

E facilmente possibile scorgerne qualcuno, infatti in lontananza un esemplare dal manto marrone e dalle zampe lunghe salta attraversando l’area libera dagli alberi. È sicuramente un giovane capriolo, del quale riusciamo a scorgere i palchi sulla sua testa.

 

Trekking lungo le vie

Non siamo stanchi e proseguiamo il nostro cammino. Costeggiamo il torrente Fosci fino ad arrivare al mulino di Berignone dominato dalla torre quadrata del castello di Luppiano, un fortilizio eretto sulle rovine di mura ciclopiche di epoca etrusca, testimone di un più antico insediamento.

Sulla nostra guida leggiamo che nelle sue vicinanze, sul poggio di sant’Andrea, sono stati ritrovati resti di sepolture di epoca longobarda.

La via inizia a risalire verso il podere Casette, dove si trovava una piccola pieve di campagna, visibile ancora oggi utilizzata come rimessa, prima di arrivare dopo circa 2 km alle torri di Spicchiaiola. Da qui la strada continua ricalcando l’attuale strada SR 68 verso la torre di Montemiccioli ormai crollata, per proseguire verso Colle Val d’Elsa e Casole d’Elsa.

Io e Cassian abbiamo modo di apprezzare come il territorio abbia una morfologia collinare, alternato ad aree assai piacevoli e disboscate, adibite prevalentemente alla coltivazione di cereali. Le aree boschive invece colorano in modo naturale la zona: il verde dei lecci e delle querce si alterna alle aree coltivate ed alla fioritura spontanea. Una flora davvero ricca!!

Rimaniamo estasiati nel vedere come in pochi km si mescolino geologia, storia e natura convivendo naturalmente con un paesaggio ricco ed aspro tanto da renderlo unico sia per il panorama che offre agli occhi, sia per i profumi inebrianti.

Un’escursione davvero indimenticabile.

 

Un attimo di pausa

Ci fermiamo un attimo e ripensiamo a quanto abbiamo letto sulla nostra guida in merito alla formazione dei bacini di sale presenti intorno Volterra.

Adesso sappiamo che il Messiniano è l’ultimo dei sei periodi in cui è suddiviso il Miocene ed ha una durata complessiva di 1,9 milioni di anni. Al termine inizia il Pliocene.

Questa fase dell’evoluzione geologica è significativa per una crisi di salinità dovuta alla chiusura dello stretto di Gibilterra che provocò l’evaporazione quasi totale delle acque del Mediterraneo.

Da qui la formazione di estesi depositi che in alcuni casi raggiungevano 3 km di spessore.

Verso la fine del Messiniano lo spostamento di alcune placche continentali chiuse il piccolo canale di scambio tra Oceano Atlantico e Mar Mediterraneo, originando una grande conca asciutta e profonda, che in alcuni casi raggiungeva 4000-4500 metri al di sotto del livello del mare.

A causa del basso apporto idrico il mediterraneo risultava più salato dell’Oceano Atlantico; numerosi cicli di evaporazione e di riempimento giustificavano la presenza di questi bacini, verificatisi in una immensa area palustre salmastra fino all’inizio del Pliocene, quando circa 5,4 milioni di anni fa la valvola di ingresso delle acque all’interno del Mediterraneo si aprì permanentemente, stabilizzando la situazione conosciuta oggi.

In base agli studi effettuati sui carotaggi per individuare i bacini di salgemma in Val di Cecina è emerso che con la completa evaporazione delle acque si verificò una deposizione di sedimenti trasportati dal vento e dalle piogge.

La linea di costa toscana era ben diversa da quella attuale: le acque salmastre si spingevano al suo interno, formando ampie zone palustri amplificate da fenomeni locali di bradisismo. Questa fu la base per la formazione di grandi bacini di salgemma con uno spessore variabile anche di vari metri, intervallati da strati di argille.

Adesso ci è chiaro il motivo per il quale, a fronte di una domanda crescente, è stato necessario nel corso dei secoli evolvere le tecniche estrattive e produttive del sale, legate al suo commercio.

 

Iris

una turista, che ha riscoperto la “lentezza”